L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
…Quello che è urgente non è una nuova modalità o una nuova strategia di annuncio di Gesù. Quello che può accendere il cuore di un uomo per la presenza di Cristo è l’incontro, l’imbattersi con la realtà, con la carne di uomini e donne che nel loro umano che vive, trasudano e sovrabbondano di una bellezza, di un amore, di una gioia, di una passione, di una accoglienza, di una libertà, di una intelligenza; di un’umanità impareggiabile e travolgente che scaturisce – che può solo scaturire – da una vita attratta e attaccata a Gesù: uomini e donne per cui la presenza di Gesù è così reale, presente e potente da determinare e sprigionare questa esperienza di impareggiabile e travolgente umanità.